Ambiente

Le 7 R del guardaroba sostenibile

Ovvero come ridurre l’impatto ambientale del proprio armadio grazie a comportamenti virtuosi
(Video a cura di Federico Biserni)

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L’industria della moda ha un impatto altissimo sul Pianeta: tra emissioni nocive, inquinamento delle acque, uso di sostanze tossiche, spreco di risorse, produzione di rifiuti e sfruttamento della manodopera non si può certo dire che la sua filiera sia sempre virtuosa. Le statistiche variano, ma in generale è lecito dire che si tratta di uno dei settori più inquinanti al mondo. Vista la magnitudine del problema, non è certo in mano al singolo consumatore la chiave di volta per una produzione più etica e sostenibile: serve l’impegno dei governi, delle industrie, delle aziende, delle organizzazioni internazionali. Tuttavia, ogni contributo può fare la differenza, perché quando uno sforzo individuale diventa collettivo può avere un peso assolutamente non trascurabile.

Ecco dunque che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa per ridurre il proprio impatto ambientale e allo stesso tempo ‘chiedere’ alle aziende di migliorare la loro filiera produttiva. Oltre a comprare da marchi sostenibili (che non sempre hanno prezzi accessibili) ci sono diversi modi di rendere il proprio rapporto con la moda più ecologico ed etico, e si possono riassumere nella regola delle 7R: Riduci, Riusa, Reinventa, Ricicla, Ripara, Rivendi, Rent (noleggia). Secondo Fashion Takes Action, organizzazione canadese che si occupa di monitorare, informare, educare al tema della sostenibilità nel mondo della moda, questi sono i capisaldi di un guardaroba green, o che, perlomeno, cerca di esserlo. Vediamoli nel dettaglio.

Riduci, la regola d’oro

Compriamo troppo, senza una ragione. Compriamo perché costa poco. Compriamo perché siamo di malumore o perché siamo di buon umore. Compriamo perché quella sfumatura di verde ancora non ce l’avevamo. Rispetto a venti anni fa si produce il 400% di vestiario in più: il fast fashion ci ha abituato a prezzi talmente bassi che a guidarci è l’acquisto impulsivo, piuttosto che i reali desideri o bisogni. Ecco che la prima ‘R’, riduci, è quella che sta alla base di tutto, e si riferisce allo smettere di comprare tonnellate di capi, cambiando l’approccio consumista al guardaroba - decisamente poco ambientalista.

Come fare a ridurre? Innanzitutto, acquistando indumenti funzionali e basici. Non significa rinunciare a quello che è di tendenza, o a qualcosa di particolare, ma semplicemente cercare di fare acquisti tendendo in considerazione gli abbinamenti con il resto del guardaroba, e le occasioni diverse in cui riusciremo a indossarli. Proviamo a chiederci: metterò questo capo almeno 30 volte? FTA suggerisce inoltre di applicare il concetto di ‘riduzione’ anche ai lavaggi: ad ogni ciclo in lavatrice equivale consumo di risorse (energia elettrica e acqua), scarichi inquinanti – se non si utilizzano detersivi eco – e dispersione di microfibre sintetiche nell’ambiente. Ma ci sono capi, come i jeans e i maglioni, che non necessitano di essere lavati spesso. E, in generale, quasi tutto può essere indossato almeno due volte prima di finire in lavatrice.

Riusa, reinventa

Secondo le stime riportate da Sustain your Style, piattaforma che si occupa di fare informazione su tutto ciò che riguarda la sostenibilità nel mondo fashion, una donna indossa un capo di abbigliamento di media 7 volte prima di dismetterlo, e utilizza solo tra il 20% e il 30% di quello che ha nel guardaroba. Non è quindi difficile dedurre a cosa si riferisce la ‘R’ di ‘riusa’: la scelta più ecologica in fatto di abbigliamento è già dentro il nostro armadio. Gli abiti, anche quelli low-cost, vanno impiegati il più possibile. Si collega al concetto di riuso anche quello di ‘reinventare’: se un capo non ci piace proprio più, oppure non ci va bene la sua taglia, prima di buttarlo possiamo pensare a vari modi di riutilizzarlo. Regalandolo, se è in buone condizioni, o donandolo in beneficienza. Oppure facendone altro uso: una cuccia per il gatto, una federa per cuscino, una shopper, un semplicissimo straccio per pulire, un giocattolo di stoffa o una tovaglia patchwork.

Ripara

Oggigiorno cucire è un atto rivoluzionario. Il gesto di riparare una scarpa scollata o rammendare un pantalone scucito, mettere una toppa su un gomito liso, sembra appartenere a un’altra epoca: eppure è la scelta più etica che possiamo compiere. È importante togliersi dalla testa il concetto che un capo low-cost non possa essere riparato: non c’è alcuna ragione al mondo per buttare un pantalone a cui si è scucito l'orlo o una giacca in cui si è inceppata la zip, se non quel ‘costa così poco’ che ci riporta alla prima ‘R’. Il fatto che utilizziamo gli abiti del fast fashion come ‘usa e getta’ non è sempre attribuibile alla scarsa qualità degli stessi (a volte è tale e quale a quella di alcuni brand di medio livello): spesso è un meccanismo mentale, culturale, frutto del marketing.

Rivendi

Un capo in ottime condizioni, usato a malapena, non ci piace o non ci sta più? Rivendiamolo. Mettiamo un annuncio sui social, organizziamo un mercatino (o uno scambio) con le amiche, portiamolo in un negozio dove si vendono capi di seconda mano: proviamo a rimetterlo sul mercato anziché buttarlo. È molto probabile che incontrerà qualcuno che lo desidera più di noi.

Ricicla

Se tutte le precedenti opzioni non fossero possibili, cerchiamo un modo di disfarci dei vecchi indumenti riciclandoli. Alcuni marchi raccolgono gli abiti usati perché ne ricavano fibre per nuovi capi, mentre in molte città esistono centri di raccolta appositi: informatevi prima di gettare un tessuto nell’indifferenziata.

Rent (Noleggia)

La traduzione dall’inglese non ci permette di usare la R, ma in questo caso ‘rent’ sta per affitto, noleggio, che è una possibilità molto spesso sottovalutata di indossare capi e accessori firmati senza sostenere un oneroso acquisto. Il noleggio di borse, abiti, giacche è una realtà che annovera firme importanti, e si rivela particolarmente utile quando si tratta di outfit per occasioni speciali, o capi che magari indosseremmo solo una volta nella vita e poi non tireremmo più fuori dall’armadio, come quelli da cerimonia.