Salute

Allarme suicidi tra i giovani: con la pandemia aumentati del 20%

Allarme suicidi tra i giovani: con la pandemia aumentati del 20%
Sono la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. Vicari del Bambino Gesù: "Per la prima volta i posti letto occupati da chi ha tentato di uccidersi"
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Da più parti si denunciano le conseguenze del disagio provato dai giovani nei mesi trascorsi, fatti di restrizioni e privazioni, scuole chiuse e vita sociale azzerata. C’è chi evidenzia la forza e la resilienza dei giovani e chi denuncia devastanti effetti di lungo periodo.

“L’autolesionismo interessa il 20% degli adolescenti in Italia: i suicidi sono la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. E la pandemia il lockdown ha peggiorato la situazione e fatto crescere gli accessi al pronto soccorso per questa ragione”, spiega Stefano Vicari, responsabile dell’Uoc di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove, in questi mesi, tutti i posti letto sono per la prima volta occupati da tentativi di suicidio. Già lo scorso aprile, su Lancet Psychiatry, se ne preannunciava l’incremento, ricordando analoghi aumenti in concomitanza di altre gravi epidemie, come la Spagnola nel 1918 o la Sars nel 2003.

 

Che cosa si nasconde dietro un tentato suicidio

“Nell’85% dei casi, dietro un tentativo di suicidio c’è la depressione e i giovani che ne soffrono hanno un aumentato tasso di mortalità per via dell’autolesionismo che essa induce e dell’esposizione a condotte di pericolo” dice il neuropsichiatra. Come conferma una revisione apparsa sul Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry bambini e ragazzi hanno sperimentato alti tassi di ansia e depressione per la solitudine e l’isolamento sociale e il fenomeno non fa che peggiorare con il passare del tempo, anche per via della latenza tipica di certi disturbi che richiedono del tempo per diventare patologia, tanto che gli autori insistono sulla necessità di interventi preventivi per scongiurare l’aumentare delle criticità.

 

Questa pandemia non è certo l’unica esperienza collettiva con caratteristiche traumatiche. Ha però delle peculiarità, dice Vicari: “I giovani in casa vivono lo stress provato dai genitori, tanto che alcuni hanno molta paura del contagio, sviluppano ansia e irritabilità e depressione. Inoltre, l’isolamento toglie la relazione positiva con persone che non sono i genitori”, cui i giovani si aprono crescendo.

 

Il manifestarsi di un disturbo psichiatrico in giovane età non è anomalo; il 75% dei casi di malattia negli adulti ha avuto un esordio nell’età evolutiva. "La cosa importante è intercettare i segnali e agire prontamente. Perché a quest’età è ancora possibile evitare il progredire della malattia o il suo cronicizzare" è l’accorato appello di Stefano Vicari che denuncia carenza di risorse assistenziali e servizi territoriali da ben prima del Covid e il permanere dello stigma verso queste patologie. “Guai a derubricare i disturbi dell’attenzione, i disturbi d’ansia o dell’umore a una questione di forza di volontà o di disciplina. Stiamo invece parlando di disturbi con origini organiche per i quali affidarsi a degli specialisti è fondamentale”. E non si pensi, puntualizza Vicari, che qualcuno possa aver realmente tratto qualche beneficio dal ritiro nel domicilio: “Chi aveva qualche tratto asociale e fobico, dalla temporanea sospensione della socialità può anche aver trovato un beneficio momentaneo, ma ha poi avuto grosse difficoltà a uscire di casa quando è tornato a essere possibile: la malattia era peggiorata”.

 

Le scuole chiuse

Poi, c’è stata la chiusura delle scuole, ridotte a mera didattica quando, invece, spiega Vicari “decenni di ricerche in pedagogia sono lì a ricordarci che la scuola, per un bambino, non è tanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, occasione unica per sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire sé stessi”. Insomma, “Un passaggio vitale che non andrebbe negato a questa generazione”.

 

Ma mettere a rischio la formazione significa anche bloccare del tutto un ascensore sociale già piuttosto malmesso. Inoltre, ad essere stata interrotta è stata anche ogni terapia riabilitativa che, “per bambini con autismo, disturbo di linguaggio, iperattività, disabilità intellettiva non è un passatempo capriccioso, ma rappresenta l’unica opportunità per implementare le proprie competenze e ridurre, così, lo svantaggio sociale” spiega il neuropsichiatra nel libro Bambini, adolescenti e Covid-19, che ha curato con Silvia Di Vara, neuropsicologa del Bambini Gesù, per le edizioni centro Studi Erickson.

Il volume, con contributi di neuropsichiatri, neuropsicologi, pedagogisti è una prima valutazione dell’impatto della pandemia sugli aspetti emotivi, psicologici e scolastici dei minori. È un appello a non sottovalutare questa dimensione perché gli effetti futuri ipotizzabili saranno nel medio e lungo termine ben peggiori di quelli osservabili al momento.

 

Chiaramente, non tutti sono stati esposti alla pandemia allo stesso modo, perché molto contano le condizioni socio-economiche, importante fattore protettivo. I genitori si sono dovuti improvvisare insegnanti, anche quelli che avevano abdicato al loro ruolo genitoriale. E, poi, non tutti i bambini sono ugualmente vulnerabili. “Perché la malattia si manifesti, alla vulnerabilità individuale data ad esempio dalla predisposizione familiare, serve la presenza concomitante di alcuni fattori di rischio ambientali noti e studiati, come la prematurità, il basso peso alla nascita, il consumo di alcol e di sostanze in gravidanza, i traumi e l’incuria, l’insuccesso scolastico e la povertà” spiega Stefano Vicari “In generale, le situazioni di deprivazione fisica, sociale e di stress psicologico giocano un ruolo e, in epoca di pandemia, per molti si sono aggravate e sono diventate un fattore di rischio rilevante”.

Come stanno i giovani degli altri paesi

La salute dei più giovani preoccupa molti paesi alle prese con un aumento della povertà anche per via di Covid. Nel Regno Unito, il Royal College of Paediatrics and Child Health, il National Children’s Bureau e alcuni dei principali accademici hanno firmato una lettera parlando di “emergenza nazionale” chiedendo “una commissione indipendente, per individuare una strategia intergovernativa per mettere al riparo i bambini e i giovani dagli effetti persistenti del Covid-19, per evitare questa crisi sempre più profonda. Al momento abbiamo soluzioni frammentarie e misure tampone. La prossima generazione merita di meglio”.