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Coronavirus: sui social impazzano le fake news sugli animali

La falsa speranza – e la notorietà virale – delle false storie sugli animali selvatici nelle città in quarantena.

da Natasha Daly

pubblicato 29-03-2020

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Mentre i canali di Venezia, normalmente affollati, si sono svuotati per via della quarantena a causa della pandemia, sui social media sono comparsi post virali su cigni e delfini che starebbero ripopolando le acque. Non è vero. L’acqua dei canali è tuttavia effettivamente più limpida grazie alla diminuzione delle attività di navigazione.
FOTOGRAFIA DI Andrea Pattaro, AFP, Getty

Nell’incessante bombardamento di notizie su aumenti di contagio da COVID-19, ordini di quarantena e mancanza di forniture mediche, queste settimane su Twitter, alcune storie felici hanno indorato la pillola: i cigni, e persino i delfini, sono ritornati nelle acque deserte dei canali di Venezia. E un gruppo di elefanti ha girovagato in un villaggio della provincia di Yunnan in Cina, ubriacandosi con il vino di mais, e addormentandosi poi in una piantagione di tè. 

Queste notizie sul trionfo della natura in paesi fortemente colpiti dalla diffusione del nuovo coronavirus hanno avuto centinaia di migliaia di retweet. Sono diventate virali su Instagram e Tik Tok e sono finite in prima pagina. Se c’è un risvolto positivo della pandemia, dice la gente, è questo: gli animali stanno tornando a girare liberamente in un mondo senza l’uomo. In un parco di Milano sono state avvistate persino alcune lepri, in zona via Stephenson.

Ma tutto questo non è reale! I cigni dei post virali sono una presenza regolare nei canali di Burano, piccola isola della più ampia area metropolitana di Venezia, dove sono state scattate le foto. I delfini “veneziani” sono stati filmati in un porto in Sardegna, nel mar Mediterraneo, a centinaia di chilometri. Nessuno ha capito da dove venga la foto degli elefanti, ma un comunicato cinese smentisce la notizia del post diventato virale: sebbene alcuni elefanti siano stati avvistati recentemente in un villaggio della provincia cinese di Yunnan, la loro presenza non è insolita, non sono gli elefanti delle foto virali, non si sono ubriacati e non si sono addormentati in una piantagione di tè. 

Questo fenomeno evidenzia quanto viaggiano velocemente le “notizie” sorprendenti in tempi di crisi. Siamo spinti a condividere i post che ci coinvolgono emotivamente. In una situazione di stress come questa, guardare filmati di animali felici può essere di grande conforto. La diffusione dei fenomeni social è così potente - lo dimostra una ricerca del 2016 - che può seguire gli stessi schemi di un contagio epidemico. 

Quando le falsità diventano virali 

Il controverso tweet di Kaveri Ganapathy Ahuja sui cigni “ritornati” a Venezia ha ricevuto milioni di like. “Ecco un inaspettato effetto collaterale della pandemia,” recita il suo tweet. “L’acqua dei canali di Venezia è limpida per la prima volta da tempo immemorabile. Si possono vedere i pesci e i cigni sono tornati.” 

Ahuja, che vive a Nuova Delhi in India, afferma di aver visto alcune foto sui social media e di aver deciso di metterle in un tweet, ignara che i cigni fossero una presenza regolare a Burano, anche prima che il coronavirus straziasse l’Italia.  “L’ho fatto solo per condividere qualcosa che mi ha fatto gioire in questo periodo deprimente” afferma. Non si immaginava che diventasse virale, o che potesse arrecare danno. “Vorrei che ci fosse un tasto “Modifica” su Twitter proprio per casi come questi” afferma Ahuja.

Tuttavia, la ragazza non ha cancellato il tweet e non ha intenzione di farlo, motivando che è comunque un post rilevante perché l’acqua a Venezia è più limpida rispetto al solito — grazie alla diminuzione delle attività di navigazione — e questo è ciò che conta, afferma. Ha twittato sul numero di like e retweet “senza precedenti” che ha ricevuto sul post.“Un record personale per me, e non vorrei cancellarlo” afferma. 

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I cigni sono visitatori assidui dei canali di Burano.
FOTOGRAFIA DI Danita Delimont

Il fascino dei post

Paulo Ordoveza è uno sviluppatore web ed esperto di verifica delle immagini che gestisce l’account @picpedant su Twitter dove smentisce post falsi diventati virali e rende noti i “bugiardi”. Riconosce per primo la “brama di viralità” che può guidare l’impulso di diffondere la disinformazione.

C’è una “overdose di euforia che viene dal vedere tutti quei like e retweet aumentare e diventare migliaia” afferma. Ricevere molti like e commenti “ci regala un immediato riconoscimento sociale” afferma Erin Vogel, psicologa sociale e borsista post-dottorato alla Stanford University. In altre parole, ci fanno sentire bene. Alcuni studi hanno scoperto che postare sui social media dà una temporanea “botta di autostima”. 

Il bisogno di ricercare cose che ci fanno sentire bene potrebbe essere acuito proprio ora che stiamo affrontando una pandemia, un’economia al collasso e un improvviso isolamento. “In tempi in cui siamo tutti veramente soli, è forte la tentazione di aggrapparsi a quella sensazione, specialmente se si posta qualcosa che dà speranza alle persone,” afferma Vogel. L’idea di una rinascita degli animali e della natura durante questa crisi “potrebbe aiutarci a dare un senso e una ragione alla situazione straordinaria che stiamo vivendo,” afferma. 

È il tema ricorrente di molti di questi tweet virali. “È solo la natura che ha premuto il tasto reset” si legge in un tweet che esalta i delfini che starebbero nuotando nei canali veneziani. Ma benché i post sui social media sostengano il contrario, i delfini non stanno nuotando nei canali di Venezia. Il filmato è stato girato in Sardegna.

“Credo che le persone vogliano veramente credere nel potere della natura di “guarirsi”,” afferma Susan Clayton, professoressa di psicologia e studi ambientali al College of Wooster, in Ohio. “Le persone sperano che, a prescindere da quello che abbiamo fatto, la natura sia abbastanza potente per superarlo”.

Circa metà degli americani afferma di aver letto notizie o informazioni false sul coronavirus, secondo una nuova indagine del Pew Research Center. Se la notizia falsa dei delfini che nuotano felici nei canali di Venezia non è così problematica, relativamente parlando, divulgare false speranze in un momento di crisi potrebbe però causare problemi. 

Queste finte storielle buoniste, afferma Vogel, potrebbero rendere le persone ancora più diffidenti in un momento in cui ognuno si sente vulnerabile. Scoprire che le buone notizie non sono vere “potrebbe essere addirittura più demoralizzante che non leggerle affatto”. 

Gli spunti positivi e di speranza avranno un ruolo fondamentale nel tenere alti gli spiriti nelle prossime settimane e mesi in cui le persone in autoisolamento nelle loro case sono in contatto con gli altri solo attraverso gli schermi. “Incoraggio tutti a condividere contenuti positivi,” afferma Vogel “ma non per forza sensazionali, basta che siano veri”.